Yoga del kashmir è uno yoga non progressivo nel quale al centro della pratica regna l’attitudine dell’ascolto. Non ci sono obbiettivi, non c’è nessun punto a cui arrivare e nessuno stato da realizzare, c’è semplicemente la realtà di ciò che si presenta in ogni istante: tensione, limite, libertà, sforzo e non sforzo.
Tutto ciò che appare è la pratica. Si alternano posizioni lentamente e prevalentemente a terra andando appunto a riconoscere le tensioni che tramite le asana si rivelano nella loro interezza permettendoci attraverso l’ascolto di diventare consapevoli di chi siamo.
Yoga del Kashmir
Quando pratichiamo yoga ogni gesto é compiuto con pienezza, abitato. La fretta in cui vivo quando non sono presente mi allontana da me. Mi proietta nelle cose che inseguo. Finché finisco per cercarmi la, fuori. Riscoprire il gesto nella sua lenta espressione é un ritornare a me stessa. L’assenza di sforzo é essenziale. Quando abito questo spazio l’asana ritrova la sua intensitá. La meditazione si fa da se. L’asana é un pretesto per entrare in ascolto, dopodiché l’invito é di accogliere la meditazione. Pensare di meno e sentire di piú. Sentire le cose scomode, sentire la paura, la tristezza, sentire il timore di sentire. E sentire la gioia, sempre.
Attraverso la pratica di Asana (posizioni), pranayama (esercizi sul respiro), evocazioni sensoriali ed un ascolto profondo, risvegliamo la propriocezione e la sensibilitá interiore, lasciando che il corpo sottile si riveli nella percezione. In questa pratica è l’assenza di sforzo che ci permette di ritornare al corpo, liberi da condizionamenti, per ritrovare il movimento spontaneo ed esplorare il corpo sottile, preparandoci ad accogliere la meditazione.
Le lezioni di yoga non duale del kashmir sono condotte da Carola Zerbone, (allieva diretta di Eric Baret) e si svolgono in giorni e orari prestabiliti.
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