Yoga e flessibilità
“Non posso fare yoga perché non sono flessibile”. Ti è mai capitato di sentire o pronunciare tu stesso questa frase?
Erroneamente si pensa che per praticare Yoga sia necessario essere già flessibili, ma in realtà è proprio attraverso la pratica che il corpo ritrova elasticità, forza e salute.
Ma da cosa dipende il grado di flessibilità?
Ricordiamo che la muscolatura è avvolta da una membrana che prende il nome di tessuto connettivo (o fascia), come abbiamo già visto nell’articolo dedicato allo stretching miofasciale, formato prevalentemente da elastina e collagene.
L’elastina è una sostanza preposta a estendere le fibre muscolari, mentre il collagene mantiene la muscolatura “in forma” e compatta. La proporzione tra questi due componenti determina il grado di flessibilità di ciascuno ed essa dipende dal DNA.
È vero quindi che la flessibilità è influenzata in gran parte da fattori genetici, ma è altrettanto vero che questa può essere stimolata e incrementata attraverso esercizi ed attività mirati.
In che modo lo Yoga aiuta la flessibilità?
Praticare Yoga induce l’organismo a produrre maggiori quantità di collagene di tipo 3, che è proprio quello che dona anche elasticità ai tessuti. La pratica di Asana porta a introdurre maggiori quantità di sarcomeri nei muscoli (unità funzionali del tessuto muscolare striato), ottimizzandone l’elasticità.
Per un lavoro specifico sul tessuto connettivo è indispensabile mantenere le posizioni per un tempo prolungato, di almeno 2/3 minuti, quindi stili come Yin Yoga o lo stretching miofasciale sono i più adatti per raggiungere gli strati più profondi dei tessuti.
Per svolgere un lavoro completo e funzionale sull’intero organismo è sempre necessario conciliare attività yang di forza (ad esempio il vinyasa o il power), con altre yin di allungamento.
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